“Amati per come sei”. È questo il motto riassuntivo del termine inclusivo Body Positivity. Sì, perché in una società abituata ai canoni di bellezza standard, ritenuti accettabili, molto spesso non si riconosce la validità di ogni corpo, indipendentemente dal peso nella bilancia o da un’estetica pulita e ritenuta perfetta. Ecco il motivo per cui, nel mondo standardizzato di oggi, l’accettazione delle diversità – se così possiamo definirle – è essenziale per stare bene e in serenità.
Body positivity significa accettare ogni singola sfumatura di un corpo, apprezzando qualunque dettaglio, grande o piccolo che sia, per quello che è realmente: bello per la sua unicità. Un discorso che va ben oltre la solita discriminazione per qualche kg in più, tipica purtroppo della società attuale. Nell’inutile e infinita lista di canoni e pregiudizi sociali, infatti, di solito si aggiunge anche la derisione per peli, macchie, vitiligine, smagliature e brufoli. Così come la magrezza, ritenuta in alcuni casi eccessiva o apostrofata con epiteti del tutto fuorvianti, spesso collegati a dei veri e propri disturbi alimentari, come l’anoressia.
Come sfidare questi malsani standard sociali, esaltando invece la diversità del singolo? Proviamo ad approfondire insieme la questione.
Le origini del body positivity
Le origini del body positivity rimandano agli Anni Sessanta. Il termine deriva dal movimento della Fat Acceptance nato nel 1967, periodo in cui la donna dal fisico più rotondo ha iniziato ad essere accostata esclusivamente al modello di madre e vittima del patriarcato. D’altra parte, la donna indipendente per eccellenza era rappresentata da una forma fisica snella. È per questo motivo che nasce la questione “Fat is a feminist issue”, ossia il grasso è una questione femminista.
A questo punto, negli Anni ’90, avviene la conseguente nascita del Body Positive Movement. Il movimento, fondato da Connie Sobczak and Elizabeth Scott, si impegnava nella sensibilizzazione verso i disturbi del comportamento alimentare. Nel tempo, si sviluppa sempre più il concetto che ogni corpo è apprezzabile, indipendentemente dagli standard di bellezza. Arrivando fino ad oggi, anni Duemila, quando la body positivity diventa una tendenza dominante, soprattutto sulle piattaforme social e nelle campagne pubblicitarie delle aziende beauty.
Donne nere e con qualche chilo di troppo, 12 anni fa, cominciarono a diffondere su Instagram il messaggio del “non abbiamo nulla da cambiare, andiamo bene così come siamo” e iniziarono a farlo popolando la piattaforma social con foto contenenti l’hashtag #BodyPositivity.
Così facendo, la loro lotta riuscì ad includere tutti e tutte coloro che, per svariati motivi, non rientravano nei classici canoni estetici imposti dai media e dalla società.
Cos’è davvero il body positivity?
Nell’epoca pop e mainstream in cui viviamo, può capitare che un concetto, all’apparenza semplice, possa essere snaturato completamente, fornendo una distorsione di ciò che davvero rappresenta.
Non a caso, anche lo slogan body positive, così come altri, è stato alterato da una ridondanza che, ultimamente, si è focalizzata solo sull’attrazione della bellezza. Per cui, cos’è davvero la body positivity?
La base di partenza è quella di biasimare la società, accusata di sostenere un insieme di virtù che definiscono quali corpi possano essere considerati belli e quali no. La collettività ha il suo prototipo di bellezza e questo preme sulla figura delle donne. Ciò accade perché il modello estetico ideale è spesso inarrivabile o, se realizzabile, comunque riconducibile a dei metodi del tutto inappropriati e pericolosi per la salute. Un esempio? Le diete drastiche fai da te, che non apportano nessun beneficio sia a livello fisico che mentale.
Tutto questo per dire che il concetto di bellezza è un paradigma sociale che stabilisce cosa è bello e cosa no. C’è però un piccolo dettaglio da sottolineare. La Body Positivity, in realtà, non ha mai usato lo slogan all bodies are beautiful. Piuttosto, il suo vero obiettivo è focalizzare il discorso sulla validità di ogni corpo, a prescindere dal concetto assoluto di bellezza.
In concomitanza, è fondamentale non cadere verso l’altro estremo. Infatti, appartenere al movimento body positive non significa certo esaltare l’obesità, o altre condizioni fisiche che possono comportare gravi ripercussioni sulla salute dell’individuo.
Noemi vittima di Body Shaming
Purtroppo si sa. Alcuni kilogrammi di troppo, o in meno, possono alimentare critiche e commenti ostili e immotivati. Non a caso, sono tantissimi gli esempi che rientrano nel fenomeno chiamato body shaming. Una vera e propria violenza verbale e psicologica che cavalca l’onda dei social, in cui tutti si sentono forti e potenti dietro a profili fake.
Un fenomeno che non esclude nessuno, celebrità o meno. Anche la cantante Noemi è stata vittima di body shaming, subito dopo la sua partecipazione alla 72ª Edizione del Festival di Sanremo. Le accuse? Semplicemente colpevole di essere dimagrita troppo e di stare bene con sé stessa, sia a livello fisico che mentale. Senza dimenticare altri attacchi subiti dalla cantante romana, anche quando aveva qualche kg in più. Insomma, ci sarà sempre da ridire, magrezza o meno.
La body positivity nel percorso Meta
Il percorso Meta intrapreso da Noemi va oltre il concetto di dieta tradizionale. È molto di più.
Un vero e proprio percorso di rinascita a 360° e accettazione di sé stessi, in cui prendi per mano la te che avevi perso, riportandola verso il benessere psicofisico.
Molte persone hanno percepito questa presa di consapevolezza e conoscenza di sé come un tradimento (anche artistico), come se il cambiamento estetico annullasse il talento e il valore di un cantante. Purtroppo, la società confonde spesso il concetto di body positivity come accettazione passiva di sé e del proprio corpo. Niente di più sbagliato. La natura della body positivity sta nella nutrizione della propria autostima e nel coraggio di ricercare la felicità insieme al nostro corpo.
Non esistono corpi di serie A o B. Ci sono persone felici di convivere con quell’aspetto. Accettarsi, ritrovare sé stessi, trasformarsi e rinascere è sempre possibile, nessuno può imporlo. Siamo noi a decidere quando è il momento giusto.
Tu sei mai stato/a vittima di body shaming? Raccontami la tua storia nei commenti.